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(DON'T COME KNOCKING)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 12 ottobre 2005
 
di Wim Wenders, con Sam Shepard, Jessica Lange, Tim Roth, Gabriel Mann, Eve Marie Saint, Sarah Polley (Stati Uniti, 2005)
 
La presenza di Wim Wenders ha suscitato più diffidenze che adesioni a Cannes. Diffidenza per il lungo, anche se relativo periodo involutivo che ha vissuto nell'ultimo decennio il regista tedesco che negli Settanta aveva rivoluzionato l'espressione del tempo e dello spazio cinematografico. Diffidenza per quel tema dell'attore famoso e stanco che molla tutto per andare alla ricerca delle sue donne e di una propria eventuale progenitura: proprio lui, figuriamoci, del quale si è sempre detto che non era capace di filmare le donne; e tanto meno le progressioni drammatiche. Diffidenza, insomma, per essere tornato 21 anni dopo sui luoghi del suo film più discusso anche se probabilmente famoso, PARIS TEXAS. Ed al suo alter-ego di allora, Sam Shepard nelle vesti non soltanto di co-sceneggiatore, ma pure di attore. Sospetto, nei confronti di quell'America vista dall'europeo che sappiamo, di quell'estetica alla Edward Hopper che quando era firmata dal grande Robby Müller deliziava mezzo mondo; ed ora che ricompare traslata dalla fotografia altrettanto sublime di Franz Lustig viene accusata di scimmiottamento. Scetticismo, persino, sui miti femminili dell'epoca, sulle Jessica Lange e Eve Marie Saint che, al contrario, riescono alcuni dei momenti più meravigliosi di DON'T COME KNOCKING.

La migrazione, la famiglia, il ruolo dell'artista sono sempre stati fra le preoccupazioni dell'autore di IM LAUF DER ZEIT: che la loro rivisitazione, assieme a quella cittadina di Butte (Montana) vista come uno sfondo psicologico ed astratto e non certo risaputamene folcloristico, che questo viaggio a ritroso nella memoria e nel mito costituisca segno di regressione artistica è un esempio di come i giudizi nell'estenuante bailamme di Cannes siano affrettati. Permeato di una malinconia costantemente creativa, corretto dall'humour corrosivo di presenze lunari come quella di Tim Roth, intriso di una commozione che toglie ogni parvenza di estetismo al magistero delle immagini, interpretato da un gruppo di attori che si indovina interamente complice DON'T KNOCKING ha tutto per essere ricordato come un capolavoro dell'età matura. Quella nella quale si ritornerà anche su una parte dei propri passi, ma con uno sguardo del tutto diverso.


   Il film in Internet (Google)

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